Marco Pucci

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In una mano il machete, nell’ altra una radio

 

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Un secondo episodio molto significativo e ben più drammatico è accaduto nel 1994 in Rwanda dove in poco meno di 100 giorni vennero massacrati quasi un milione di persone dell’etnia tutsi.

Che ruolo ha avuto la radio in questo genocidio?

Sicuramente in un Paese dove il 60% della popolazione è analfabeta e vive in zone rurali senza altra forma di informazione il suo peso sulla carneficina è stato molto forte. Come abbiamo già visto, senza l’influenza della televisione, la radio è in grado di eccitare l’ascoltatore, di renderlo attivo al messaggio inviato.

In questo caso è stato proprio il messaggio unito al medium a sconvolgere un intero Paese.

Nel 1990, l’unico partito al governo del presidente Juvénal Habyarimana mostrava crescenti segni d’instabilità: gli estremisti hutu, anche loro nel governo, iniziarono una campagna contro la minoranza tutsi, addossandogli tutte le colpe. La radio filo governativa Radio Milles Collines (RTLM) trasmise per molti anni un crescendo di incitamenti contro i propri nemici. Messaggi del tipo:” dobbiamo finire il lavoro iniziato nel 1959”, oppure:” la tomba è piena soltanto a metà, chi ci aiuterà a riempirla?”, “gli hutu devono smetterla di avere pietà per i tutsi”, risuonarono nelle case dei ruwandesi . I messaggi vennero proclamati utilizzando lingue dialettali e furono caricati di simboli cristiani dato che la maggior parte della popolazione era cattolica.

Il 6 aprile 1994 viene abbattuto l’aereo del presidente Habyarimana, i capi hutu accusarono il movimento rivoluzionario tutsi dell’attentato (in seguito si scoprì che l’aereo fu abbattuto dagli stessi hutu con l’aiuto dei militari francesi).

Questa fu la scintilla che diede inizio al genocidio: in tre mesi persero la vita un milione di persone su una popolazione di otto milioni. Vecchi, donne e bambini non furono risparmiati, in una chiesa a Nyamata vennero arse vive quasi 500 persone.

Al di là delle colpe degli stati occidentali che non intervennero in alcun modo per fermare la strage, la radio fu accusata di istigazione al massacro: “Senza armi da fuoco, machete o altri oggetti, voi avete provocato la morte di migliaia di civili innocenti”. Con queste parole il giudice Navanathem Pilay introdusse la sentenza contro i proprietari di radio RTLM: il processo riconobbe in sede giuridica le responsabilità oggettive dei media nel veicolare e strumentalizzare idee estremiste, ed equiparò, per l’entità delle condanne comminate, le responsabilità degli imputati a quelle degli orga­nizzatori materiali del genocidio.

 

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Abbiamo visto attraverso questi due esempi la potenza mediatica della radio che insieme alla televisione rimane ancora uno dei maggiori mezzi di comunicazione di massa, ma la storia della radio non è solamente un incentivare le persone a reagire. Grazie alla radio milioni di persone hanno imparato una lingua, sono usciti fuori dal loro isolamento, hanno conosciuto l’idea di nazione e si sono sentite parte di una società. Inoltre la radio ha dato un impulso fondamentale alla crescita e diffusione di nuovi movimenti musicali, paragonabili oggi al movimento Indy presente in rete, oppure, grazie alle prime radio libere, alla diffusione di nuove idee e movimenti sociali, fuori da ogni tipo di controllo, come ad esempio Radio AUT e Radio Alice che con la loro anima eticamente intransigente e contro informativa rappresentano un esempio di uso socialmente utile del mezzo e dal carattere molto simile ai più contemporanei Blog.

 

 

 

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