Marco Pucci

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Antenati del cinema

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Sappiamo tutti che il cinema è stato inventato il 28 dicembre 1895 dai fratelli Luoise e Auguste Lumière. Ma perché questa data così precisa? Quel giorno di fine dicembre accadde un fatto molto importante: per la prima volta un pubblico pagante assiste alla proiezione di alcuni film della durata di pochi minuti ciascuno. Il fatto che più persone contemporaneamente abbiano assistito alla visione di un film è l’avvenimento fondamentale che dà il via alla nascita dell’industria cinematografica nel mondo.

Invenzioni come la fotografia, la radio, la televisione, ecc.. hanno in comune il fatto di essere state realizzate, magari con piccole variazioni, quasi contemporaneamente da più persone, spesso distanti geograficamente tra loro e ignare dei reciproci risultati. Nel caso della fotografia è noto come sia Talbot che Daguerre  presentarono pubblicamente le stesse soluzioni entrambi nel 1839;  nel caso della televisione abbiamo centinaia di inventori che brevettano apparecchi simili prima della nascita ufficiale del maggior nemico del cinema. Questi media sarebbero comunque nati anche senza i loro ufficiali inventori, magari con solo qualche anno di ritardo. Questo vuol dire che le società delle varie epoche erano pronte a ricevere simili strumenti, media in grado di modificare per sempre la percezione, l’evoluzione e il carattere del mondo intero.

Anche nel cinema avviene la stessa cosa: dopo la nascita della fotografia è “facile” pensare che qualcuno si sia impegnato per vedere quelle immagini fisse in movimento. Ma il cinema ha sicuramente antenati più vecchi di secoli che ci indicano una voglia incredibile dell’uomo di rimanere affascinato dall’immagine in movimento: si pensi alle primitive visioni proiettate con candele, lampade ad olio fino ad arrivare ai moderni proiettori. L’uomo ne è attratto, ha bisogno di immagini e ne vuole sempre di più e sempre più complesse. Per questo a partire dalla lanterna magica, si ha una continua evoluzione fino ad arrivare ai film in 3d che sono solamente l’ultimo trovato nel campo degli effetti visivi in grado di colpirci e di farci sognare.

 

La lanterna magica

Uno tra i primi antenati del cinema è sicuramente la lanterna magica, diffusa soprattutto in Cina a partire dal 1646, anno in cui se ne ha la prima descrizione, ma la data esatta della sua invenzione può essere molto più antica.
All’interno di una scatola chiusa una candela emana la sua luce che attraverso un piccolo foro colpisce una lente con davanti un vetro colorato proiettandone l’immagine dipinta nel muro di fronte. Queste prime macchine potevano essere facilmente trasportabili e venivano esibite specialmente nelle grandi corti europee. Il pubblico stava in una stanza completamente al buio per vedere la proiezione che era spesso accompagnata da una voce narrante che spiegava la storia illustrata dalle proiezioni. Questa figura, detta imbonitore, era presente anche nelle prime fasi della storia del cinema muto e anche qui serviva per spiegare cosa accadeva nel racconto al pubblico non ancora in grado di seguire una narrazione per immagini.

La lanterna magica veniva utilizzata per mostrare paesaggi o luoghi mai visti, immagini fantastiche o religiose. La società dell’epoca veniva letteralmente rapita da questo genere di spettacoli. Inizialmente la proiezione consisteva in immagine singole che dovevano essere cambiate manualmente. Con il suo diffondersi, migliorò anche la sua tecnologia: nelle lastre vennero inserite più immagini in sequenza in modo dare un rudimentale effetto di movimento.

 

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Il mondo nuovo

Diffuso tra il 1700 e il 1800, il mondo nuovo funzionava esattamente al contrario rispetto alla lanterna magica. All’interno di una grossa cassa erano presenti dei disegni colorati che venivano retro illuminati da una candela. La modalità di fruizione era differente perché solamente una persona alla volta poteva assistere allo spettacolo guardando dentro alla cassa da un apposito visore. Grazie all’utilizzo della scatola e della retro illuminazione era possibile vedere le immagini anche di giorno. Questo determinò il suo grande successo: il mondo nuovo si diffuse soprattutto presso le fiere e le feste di paese. Anche il tema delle illustrazioni si modificò in base alle sempre più numerose richieste di visione. Possiamo dire che il mondo nuovo era una specie di telegiornale primitivo dove si poteva assistere a scene di cronaca dell’epoca; un esempio famoso e molto popolare era la scena della decapitazione della regina di Francia, Maria Antonietta. La figura dell’imbonitore era sempre di fondamentale importanza per narrare le varie storie visualizzate.

 

mondo nuovo

 

Oltre a queste invenzioni bisogna segnalarne alcune che non hanno niente a che fare con la proiezione, ma che riguardano la visione di immagini disegnate in movimento. Quasi tutte utilizzano numerosi disegni che vengono fatti scorrere su dei perni. Grazie a questo movimento l’occhio viene ingannato e si crea l’effetto dell’animazione. Il fenomeno è chiamato “persistenza della visione” secondo il quale un’immagine rimane impressa per circa 1/50 di secondo nella retina. In questo modo molte immagini in sequenza creano nel nostro cervello l’effetto del movimento.
Tra le più importanti bisogna ricordare il Fenachistoscopio, inventato da Joseph Plateau nel 1832.
Su un disco sono disegnate in sequenza delle immagini che variano gradualmente l’una dall’altra. Quando il disco viene fatto ruotare e raggiunge una certa velocità, guardando attraverso una fessura è possibile vedere i disegni animarsi.

Un altro esempio molto diffuso è quello del Cineografo, una specie di libretto con dei disegni in sequenza che se sfogliato velocemente ricrea l’effetto del movimento. Questi libricini, molto diffusi anche in Italia, rappresentano molto bene il processo che porta alla nascita del cinema.

 

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Alla fine della gallery  un video, realizzato da Mark Rosen e Wendy Marvel, mostra un moderno Cineografo meccanico.

 

Dopo l’invenzione della fotografia (1839), e soprattutto dopo gli esperimenti di Eadweard Muybrige, numerosi inventori cercano “semplicemente” di sostituire i disegni con fotografie scattate in sequenza. È proprio qui che si scatena la corsa all’invenzione del cinema.

Muybrige nel 1878 realizzò un metodo per confermare una teoria secondo la quale per una frazione di secondo un cavallo che galoppa ha tutte e quattro le zampe sollevate da terra. Per dimostrare questa tesi posizionò lungo un percorso 24 fotocamere che venivano azionate tramite un filo di lana reciso durante la corsa del cavallo. Le fotografie, scattate così in sequenza, mostrarono per la prima volta tutte le varie fasi del movimento di un cavallo e si riuscì finalmente a dimostrare che effettivamente la frazione di secondo dove tutte e quattro le zampe di un cavallo sono sospese in aria, non avviene nella fase di completa estensione delle zampe, creando non poco scompiglio tra i pittori dell’epoca. Con questo esperimento Muybrige riuscì a ottenere degli scatti di grande rilievo sia dal punto di visto scientifico (proseguì i suoi esperimenti di cronofotografia sia su altri animali che sull’essere umano) sia dal punto di vista della nascita del cinema. Molti  ricercatori intuirono infatti le enormi potenzialità di questa intuizione e cercarono di inventare macchine in grado di scattare consecutivamente più fotografie nella stessa pellicola. Uno dei maggiori problemi riscontrati in quegli anni fu proprio la meccanizzazione del movimento della pellicola per non sovrapporre le immagini scattate. Una volta superato questo problema fu possibile sostituire i vecchi disegni con la pellicola per ottenere delle immagini fotografiche in movimento.

 

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Nel 1882 Etienne Jules Marey inventa il fucile fotografico in grado di scattare dodici fotografie al secondo. Premendo il grilletto di questo mezzo si metteva in moto un meccanismo in grado di incidere su una lastra circolare dodici immagini consecutive. Il limite di scatti e di tempo è dovuto principalmente dal supporto utilizzato. Questi problemi vennero risolti con l’invenzione della pellicola fotografica. Nel 1888 lo stesso Marey presenta all’Accademia delle Scienze di Parigi la sua nuova invenzione, il cronofotografo, in grado di registrare su pellicola venti immagini al secondo. L’invenzione del cinema è a questo punto molto vicina, le nuove pellicole perforate di Estman (fondatore della Kodac) permettono di far scorrere la pellicola fermando più immagini in una breve pausa di tempo e allo stesso tempo venne risolto anche il leggero spostamento delle inquadrature in fase di scatto.

Nel 1891 Thomas Alva Edison inventa il kinetoscopio, una macchina in grado di mostrare immagini in movimento attraverso uno spioncino, e che si attivava facendo girare manualmente la pellicola su dei rocchetti. Questa macchina ebbe un grande successo nelle fiere e nelle feste di paese tanto da far produrre ad Edison numerosi film per accontentare le richieste del pubblico di visioni sempre differenti.

Il primo studio di registrazione cinematografico nasce proprio con Edison. Costruisce in un terreno vicino ai suoi laboratori un capannone nero chiamato Black Maria dove il suo operatore William Dickson e la sua compagnia di attori registrano dei piccoli filmati. La parte superiore dello studio di posa e quella frontale sono removibili per permettere una migliore illuminazione, dato che le prime pellicole Kodac necessitano di molta luce per essere impressionate.

In questo studio vengono registrate scene di balli, esibizioni di maghi, incontri di lotta… Molti film vengono girati anche fuori dallo studio sempre in condizioni di luce favorevoli. La macchina da presa di Edison risulta molto ingombrante ed è per questo che le scene sono sempre con camera fissa.

In un film (della durata di alcuni secondi) è presente un suonatore di violino con dei ballerini. Lo spettatore poteva sentire la musica del violinista tramite un tubo collegato a un giradischi.

 

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Il 13 febbraio 1894 i fratelli Auguste e Louis Lumière, figli dell’imprenditore e fotografo Antoine Lumière, brevettano il cinematografo (cinématographe) una macchina in grado sia di riprendere che di proiettare.

I due fratelli crescono nei laboratori del padre e hanno fin dall’infanzia un contatto diretto con il mondo della fotografia e dei suoi supporti. Dopo aver brevettato una pellicola forata (anche loro per permettere lo scorrimento in fase di esposizione) si dedicano alla ricerca del metodo di riprendere e proiettare immagini in movimento.

Il 19 marzo 1895 realizzano il loro primo film La sortie des usines Lumière, dove si vedono uomini e donne che escono dal cancello delle Officine Lumière.

La prima proiezione avviene il 28 dicembre al Grand Café sul Boulevard des Capucines di Parigi, in un piccolo sottoscala dove il pubblico pagante può vedere le immagini proiettate.

Il fatto che più spettatori paganti assistano allo stesso film, fa dei Luimière gli inventori del cinema. Grazie a questa soluzione di visione collettiva, i primi investitori intravedono un guadagno maggiore rispetto a quello che poteva derivare dal kinetoscopio, nel quale la visione del film era per una persona alla volta. Questo fattore economico è fondamentale per dare la prima spinta a tutta la storia del cinema e alle sue future evoluzioni. Il cinema, fin dalla sua prima proiezione, è sempre stato finanziato grazie agli incassi del pubblico e per  portare più gente possibile alla visone dei film, sono stati inventati generi, linguaggi, effetti sonori, effetti speciali, tecnologiche d’avanguardia e sistemi di fruizione sempre più spettacolari.

Il cinematografo era di dimensioni molto piccole e quindi facilmente trasportabile. Inoltre, cambiando una lente, era possibile passare dalla fase di registrazione a quella di proiezione. 

Inizia qui la nostra ricerca sull’origine delle sale cinematografiche e sulla loro evoluzione, partendo da un cinema da baraccone fino ad arrivare alle ultimissime modalità di fruizione cinematografica come i multiplex o le ultimissime applicazioni su smartphone, tablet, rete e realtà aumentata.

 

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